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Ultimi giorni per visitare la mostra di Agostino Arrivabene al Museo Diocesano di Massa In evidenza

I dipinti dell’artista lombardo si confrontano con le opere dei grandi maestri del passato. Sino al 21 gennaio.

Domenica 21 gennaio chiude i battenti nella sale del Museo Diocesano di Massa Via Alberica 26 (MS), la mostra “L’ermeneutica del segno” di Agostino Arrivabene (Rivolta d'Adda, 1967), organizzata dalla Diocesci di Massa Carrara Pontremoli in collaborazione con l’Associazione Quattro Coronati e il Patrocinio del Comune di Massa.
In occasione del finissage sarà presente lo stesso artista dalle 15 alle ore 19.

La pittura di Arrivabene è colta, seducente, intrisa di simboli, ispirata sia dalla mitologia classica che dai maestri del XV-XVI secolo come Leonardo, Dürer, Bosch, e nel passato più recente Moreau, Redon, Ernst. Chi guarda le opere di questo artista viene inondato dal vortice dei messaggi velati, partecipa (anche inconsciamente) a un viaggio iniziatico che conduce alla rivelazione di una conoscenza di cui l’artista è generatore e dispensatore. Un moderno alchimista, capace di far vivere esperienze di carattere mistico che travalicano i limiti cognitivi dello spettatore, del conscio e dell’inconscio, una continua esplorazione del nostro “universo intimo” tra archè di vite già vissute o solo vagheggiate. Il percorso espositivo consentirà infatti di sondare la varietà composita di espressioni che costituisce l’opera di Arrivabene in un “dialogo” non di sfida ma di “confronto”, di “scambio”, con le opere dei grandi maestri presenti nel Museo Diocesano di Massa, solo per citarne alcuni: Iacopo Della Quercia, Bernardino Luini, Felice Palma, Francesco Marti, Domenico Fisella. Sarebbe errato però pensare ad un universo di riferimento unicamente al passato.

“L’arte di Agostino Arrivabene – spiega Mauro Daniele Lucchesi direttore artistico dell’Associazione Quattro Coronati - non nasce dal nulla, in questo nostro inizio di secolo la sua arte si presenta come estrema resistenza dell’arte figurativa che non è morta. Essa vive e Agostino Arrivabene ne è la testimonianza. “L’Ermeneutica del Segno” sta in questi termini; rivalutare la pittura come “linguaggio” dell’uomo, facendone emergere tutta la potenza spirituale, esistenziale, storica che è insita nella “pittura” che possiede una forza e una forma di significazione spirituale, culturale, e che deve essere riconosciuta come tale nella sua assoluta contemporaneità”.

La mostra sarà aperta ad ingresso libero sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 19.

Per informazioni tel. 0585499241,

 

IL MUSEO DIOCESANO
Il museo diocesano ha sede in via Alberica 26 in uno dei palazzi più prestigiosi del centro storico della città di Massa, fatto costruire dal Principe Alberico I Cybo Malaspina. Destinato inizialmente ai figli cadetti della famiglia Cybo Malaspina, il Ducal Palazzino subì nel tempo varie trasformazioni ed alterne fortune, fino all’età napoleonica quando fu abbandonato. Con la restaurazione, la duchessa Maria Beatrice d’Este ne decretò il recupero. Grazie alla sua intercessione nel 1822 la città di Massa, fino ad allora soggetta alla antica diocesi di Luni-Sarzana, fu eretta a sede vescovile. Al primo vescovo Francesco Maria Zoppi la Duchessa donò, quale residenza episcopale, l’edificio ristrutturato ad opera dell’architetto Giuseppe Marchelli.
Il palazzo ospitò i primi dieci vescovi diocesani fino al 1970, quando Monsignor Aldo Forzoni spostò la sua residenza presso il seminario. Al termine di un lungo restauro alla fine degli anni 90, il palazzo ritrovò la sua antica dignità architettonica e divenne sede del Museo e dell’Archivio storico Diocesano


Agostino Arrivabene, biografia
Frequenta l'Accademia di Brera ma impara l'arte nei musei di tutta Europa, attingendo dagli antichi maestri. Dal 1988 espone in Italia e all'estero la sua pittura misterica più ancora che misteriosa, imbevuta di miti pagani e realizzata in atteggiamento sacerdotale: di particolare importanza la personale del 2013 al Panorama Museum di Bad Frankenhausen, in Germania, e quella del 2016 alla Cara Gallery di New York. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Philippe Daverio, Edward Lucie-Smith, Alda Merini, Vittorio Sgarbi e Giorgio Soavi. Vive nel cuore della pianura lombarda e per la precisione a Gradella di Pandino, uno dei borghi più belli d'Italia.

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