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"Casermette: errori, orrori e un'arroganza infinita"

Il consigliere del PD Massimo Caratozzolo: "Sulle Casermette l'amministrazione non ha condiviso un progetto che definire invasivo è dir poco".

"La ormai ben nota vicenda della “riqualificazione “ dell’area denominata Casermette a Pagliari stigmatizza ancora una volta come molte amministrazioni, e quella Peracchini non fa eccezione, pensano di gestire il territorio", così in una nota il consigliere comunale del Partito Democratico Massimo Caratozzolo.

"Come se fosse il loro, invece che di chi lo abita, e al tempo stesso mette chiaramente in luce le molte magagne, purtroppo note, di alcuni enti preposti alla sua salvaguardia".

"L’arroganza della amministrazione sta tutta nel fatto di non avere condiviso minimamente un progetto che definire invasivo è dire poco. Un progetto che prevede di fatto l’azzeramento di una collina, autentico polmone verde di un intero quartiere, che dopo la “riqualificazione” (che io definirei ancora una volta trasformazione in senso peggiorativo) sarebbe di fatto sostituito con capannoni di cemento alti venti metri, darsene artificiali a uso e consumo dei soliti “imprenditori della cantieristica” già beneficiari di un fiume di milioni, ovviamente sempre pubblici, stanziati per l’ancora incomprensibile “Miglio Blu” tanto caro a Toti, Giacomelli e Peracchini. Più che altro direi tanto caro per noi, che dovremo pagarcelo".

"Nel caso delle Casermette, la distruzione del territorio è finanziata da un progetto pubblico/privato dove gli imprenditori finanzieranno il cosiddetto polo nautico: un complesso che di fatto non porterà lavoro, ma permetterà unicamente ad alcuni cantieri di lavorare meglio ovvero con diverse agevolazioni, di collegamento tra cantiere e fronte mare".

"Noi cittadini invece per permettere a questi signori di realizzare il loro sogno finanzieremo una “megastrada” (3 milioni e mezzo di nostri soldi) che di fatto spaccando in due il quartiere porterà inquinamento sotto forma di polveri sottili nelle abitazioni dei residenti di Pagliari, già fortunati per la presenza ravvicinata di Enel, porto, discariche legali e abusive, depositi di ogni tipo e un capannone di amianto su area comunale, che continua a perdere pezzi e che avrebbe già dovuto essere bonificato dai tempi in cui Tony Manero ballava nella 'Febbre del sabato sera'".

"A proposito: pensate che tale capannone da bonificare si sia pensato di farlo rientrare nella riqualificazione? Niente affatto. Si costruiscono nuovi capannoni, ma di recuperare e bonificare il vecchio, riducendo così di fatto il consumo del suolo, non ci si pensa neppure. Bravo Peracchini e bravi anche i suoi assessori".

"Infine in tutta questa vicenda spicca ancora una volta per la sua “incomprensibile comprensione delle cose” l’ente che dovrebbe vigilare e tutelare ovvero la Soprintendenza ligure. Questa volta presente e determinata nel bocciare il progetto della riqualificazione dell’area così come proposto, giudicandolo lesivo da un punto di vista paesaggistico e storico, visto che i “nostri eroi” pur di cementificare un bosco non si sarebbero fatti scrupolo di demolire antichissimi manufatti di architettura militare dei primi del ‘900. Tutelati, secondo il parere dell’ente ligure, anche gli annessi filari arborei: tigli, pioppi e altri alberi di pregio denominati nel progetto giustamente bocciato “arbusti infestanti”.

"La bocciatura e relativa tutela dell’area avviene più o meno nel maggio del 2020 quando il Comune è invitato a presentare una nuova proposta che tenga conto di svariate prescrizioni tra cui appunto il rispetto dei filari arborei e delle cosiddette “Casemette” oltre che del paesaggio nel suo complesso".

"Alleluia, dicono gli abitanti e tutti coloro che al cemento preferiscono il verde e che vorrebbero una volta tanto vedere riutilizzati i tanti scheletroni di capannoni e strutture presenti nella nostra città (vedi per esempio la vecchia caserma dei Vigili del Fuoco tanto per citarne uno). Niente affatto".

"Perché inspiegabilmente la stessa Soprintendenza aveva già, in data 21 aprile 2018 (cioè due anni prima) a firma di un suo funzionario già ben tristemente conosciuto in città, autorizzato le cosiddette opere di urbanizzazione, ovvero la megastrada, per costruire la quale dovrà essere di fatto sbancata la collina che comprende appunto anche molti di quegli alberi che dovrebbero essere tutelati".

"Cortocircuito? Come fu per Piazza Verdi? Questi signori si parlano ogni tanto? Temo che ancora una volta ce lo dovrà spiegare il TAR (Tribunale amministrativo regionale). Per farla breve l’area è tutelata ma le motoseghe da giorni sono già al lavoro".

"Quando qualcuno forse ci spiegherà quale dei due atti dell’ente ligure conta di più il patrimonio arboreo dell’area sarà già parzialmente distrutto e tutto ciò senza ovviamente che Peracchini si sia speso minimamente per attutire gli attriti ormai pesantissimi con i residenti visto che per ben dodici, tredici, quattrordici volte? Chi lo sa? Pare abbiano chiesto invano di incontrarlo. Consiglio loro di rivolgersi al Santo Padre. Pare risponda a tutti".

L'Amministrazione, contattata da Gazzetta della Spezia, non ha intenzione di replicare.

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