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PCI: "Ancora un morto sul lavoro, ora basta!"

Uno stillicidio che, dall'inizio di quest'anno al 24 Novembre, ha già visto 896 morti sul lavoro (1400 compresi quelli in itinere); per non parlare dell'enorme numero di infortuni.



Ancora un morto sul lavoro; questa volta, nella tragica conta finisce un operaio cinquantacinquenne morto ieri pomeriggio al Museo Nazionale dei Trasporti della Spezia, schiacciato da un grosso pistone collassato improvvisamente da un'altezza di tre metri.

Uno stillicidio che, dall'inizio di quest'anno al 24 Novembre, ha già visto 896 morti sul lavoro (1400 compresi quelli in itinere); per non parlare dell'enorme numero di infortuni.

Dopo le condoglianze di rito (quando ci sono), dopo i "mea culpa" (che, raramente, vengono recitati), dopo le promesse di fare qualcosa, l'emergenza sicurezza sul lavoro continua ad essere una questione irrisolta, non affrontata. Nei luoghi di lavoro ci si infortuna, ci si ammala, si continua a morire in un crescendo che non ha nulla di normale. Evidentemente, ostentando una sostanziale indifferenza, in troppi credono esistano cose più importanti della salute e della vita di chi lavora ritenendo sufficiente qualche dichiarazione con frasi convenzionali fini a sé stesse utili a "lavarsi" la coscienza.

Non si può non raccontare e non denunciare la realtà di un sistema nel quale, in tutta evidenza, è diventato normale morire di e sul lavoro. Un sistema che, se solo ci fosse una logica diversa da quella del profitto ad ogni costo, dovrebbe essere considerato spaventoso.

Per il Partito Comunista Italiano la questione della salute e della sicurezza nel lavoro è fondamentale, prioritaria. Il Governo dovrebbe darsi da fare in fretta: investire risorse per la prevenzione e il controllo, istituire il reato di omicidio sul lavoro, spendere nella ricerca e nell'innovazione tecnologica indirizzandole a liberare chi lavora dalla fatica, dall'alienazione, da orari massacranti garantendo salute e sicurezza, permettere ai lavoratori anziani di andare in pensione. Sono azioni fondamentali che porterebbero a cambiare radicalmente la prospettiva e, proprio per questo, sono lasciate ai margini delle decisioni politiche, quando non vengono decisamente osteggiate da chi governa e dalla stragrande maggioranza di chi siede in Parlamento.

Eppure ci sarebbero le condizioni e le risorse per iniziare ad agire per la salute e la sicurezza per chi lavora. Basterebbe smettere di privatizzare le risorse pubbliche, abolire il precariato, trovare le risorse là dove sono, nelle tasche, cioè, di un'esigua minoranza di ricchissimi.

Ognuno di noi può e deve essere quel "qualcuno" che non si lascia corrompere dall'indifferenza. Non è possibile far finta di niente né far prevalere la rassegnazione. Contro questo stato di cose, contro un modo di intendere il lavoro che invece di generare benessere per tutti, crea tragedie di questo tipo, noi comunisti non smetteremo mai di lottare.

Auspicando al più presto si faccia chiarezza su quanto accaduto e sulle relative responsabilità, ci stringiamo attorno alla famiglia del lavoratore e le porgiamo le più sentite condoglianze.

PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Federazione della Spezia

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