«Secondo i dati del Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria – spiega Piredda – oggi nel carcere di Pontedecimo è presente una detenuta con un figlio di due anni e mezzo e a luglio erano addirittura due. Ho avuto modo di constatare, durante un sopralluogo qualche mese fa, quale sia la situazione in cui sono costrette a vivere queste mamme con i propri figli piccoli per i quali solo l'impegno e la cura prestati dagli agenti di custodia rendono meno amara l'esperienza carceraria. Tuttavia, anche a causa dell'ormai cronica carenza di organico con 400 agenti in meno rispetto ai previsti 1.300 circa nelle 7 case circondariali liguri e al sovraffollamento (1.935 detenuti contro i 1.088 di capienza prevista), non è più possibile pensare di delegare alla sola sensibilità degli agenti di custodia il compito di alleviare i traumi a cui bambini così piccoli possono andare incontro dopo mesi di permanenza in carcere.
Inoltre, la legge n.62/2011 prevede l'istituzione delle case famiglia protette proprio per madri e padri con figli di età inferiore ai 10 anni. Una legge che ha avuto anche un seguito nell'intesa stipulata nella Conferenza Stato-città e Autonomie locali, con cui si prevede l'obbligo per gli enti locali di individuare edifici con caratteristiche atte a ospitare gli Istituti di custodia attenuata.
Regioni come la Lombardia hanno già un Icam, altre, come Veneto e Toscana, se ne stanno dotando. Nell'interrogazione, chiedo pertanto quali percorsi la Regione ha intrapreso per individuare, di concerto con gli enti locali, una sede per Icam nel territorio ligure, auspicando un concreto impegno affinché al più presto anche la Liguria attui le disposizioni previste dalla legge, indispensabili per garantire adeguati rapporti familiari tra i genitori detenuti e i figli e, contestualmente, un equilibrato sviluppo del minore».