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Aggregazione Acam-Iren: ecco l'opinione del PCI In evidenza

La Federazione Provinciale del Partito Comunista Italiano La Spezia invia una nota sull'aggregazione Acam-Iren.

"Il Piano industriale di Acam prevede di individuare gli aspetti industriali di miglioramento dei servizi pubblici locali a gestione del gruppo, in special modo il servizio idrico integrato ed ilciclo integrato dei rifiuti.
Per entrambi i servizi sono necessari investimenti economici per migliorarne la qualità e salvaguardare i posti di lavoro.
Nel dettaglio il piano prevede due possibili soluzioni, la prima necessita di un intervento economico diretto da parte dei Comuni (padroni di Acam), la seconda necessita della ricerca di un partner economico, una società (Multiutility) che svolga sul territorio attività inerenti alla specialità della stessa Acam.
Quasi tutte le Multiutility presenti in Italia Settentrionale presentano una forte partecipazione di Privati (in Iren il 49%) e molto spesso i privati sono banche, le stesse che detengono anche i debiti di Acam e pur avendo una forte capacità di investimento e di reddito, presentano una forte situazione debitoria garantita dalla presenza societaria dei titolari del debito stesso cioè le banche.
Il debito Iren risulta superiore a €2.500.000.000 dai dati del bilancio 2016.
La situazione finanziaria dei Comuni italiani è nota ed è sotto gli occhi di tutti come sia diminuito il finanziamento economico da parte dello Stato nei confronti degli enti pubblici, certamente dettato da momenti particolari, crisi economica ma anche da scelte e da linee politiche dettate dalla Comunità Europea ed eseguite dal Governo italiano. Scelte politiche che vanno verso la privatizzazione di tutto il possibile (negli ultimi dieci anni sono stati tagliati circa 20.000.000 di euro solo al Comune di La Spezia).
È quindi impossibile pensare che gli enti locali presenti sul nostro territorio, possano intervenire economicamente nella maniera necessaria per poter migliorare la situazione di Acam, dei suoi servizi e dei suoi dipendenti diretti e indiretti.
E' altrettanto nota la situazione delle banche italiane, anche quelle privatizzate, a cui il Governo italiano non ha fatto mancare giganteschi contributi economici per garantirne la solvenza e la stabilità pur senza creare un posto di lavoro ma, anzi, contribuendo con la razionalizzazione a creare lavoro precario e diminuzione degli occupati.
La nostra contrarietà nei confronti della delibera sull'aggregazione di Acam deriva proprio da questo:
È possibile che il Governo Italiano scelga di finanziare il privato e non il pubblico?
E' corretto che Acam non possa essere valorizzata dai Comuni perché gli stessi non sono in grado di poter investire e possa invece andare a creare patrimonio a banche private molto spesso sovvenzionate da soldi pubblici?
L'azione politica atta a salvaguardare Acam e in special modo i lavoratori della stessa ci ha portato negli anni passati ad assumerci grosse responsabilità e anche oggi non rinunceremo ad assumercele fino infondo. Siamo convinti che allo stato attuale delle cose con le attuali norme legislative sia inevitabile l'aggregazione e per questo riteniamo di dover sottolineare alcuni punti già evidenziati dal nostro Partito in Commissione Consiliare:

  •  La necessità di inserire tutele per la salvaguardia lavorativa, "clausole sociali" per tutti i Lavoratori diretti e indiretti.
  •  La necessità di incremento e valorizzazione della raccolta differenziata tramite il servizio di " porta a porta", unica garanzia per il mantenimento dei posti di lavoro in Acam Ambiente.
  •  L'indispensabile conoscenza territoriale precisa per i lavoratori di Acam Acque che non può essere che dettata dall'esperienza e valorizzata anche da corsi di formazione specifica.
  •  La possibilità di costruire in tempi brevi luoghi d'incontro con sede locale tra la dirigenza della Multiutility e i rappresentanti degli Enti Locali, dei lavoratori, dei consumatori e delle associazioni ambientaliste vista la distanza delle sedi operative decisionali di tutte le Multiutility rispetto al territorio dove operano".

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