Non è partecipazione cercare di convincere gli abitanti del quartiere dicendo loro che: o il progetto si fa, o per il quartiere non ci sarà più un euro. E non è partecipazione nemmeno dire al personale dell'asilo (dichiarato ex edificio scolastico, sebbene non lo sia, sugli atti che accompagnano le necessarie autorizzazioni... ed è sempre bene ricordarlo) che se i bimbi saranno spostati in via Napoli avranno aule spaziose, luminose e soprattutto riqualificate, mentre se decideranno (sic) per la sopravvivenza dell’asilo in Via Firenze rimarranno in quella struttura diroccata per anni, dopo di che se ne dovranno andare lo stesso perché prima o poi sarà dichiarata inagibile.
Non è partecipazione perché non si pongono le persone di fronte a una scelta progettuale da creare insieme, come dovrebbe essere fatto invece secondo i più attuali modelli partecipativi, ma è invece solo il tentativo di fare pressione psicologica sugli abitanti per avallare il proprio progetto, potendo vantandosi anche di avere avuto l’assenso del quartiere. Insomma esattamente il contrario di quanto asserisce il professor Allegretti, garante della partecipazione per il Comune della Spezia, che tra l'altro è stato assunto proprio dalla nuova giunta Peracchini: “Le procedure partecipative, per adempiere adeguatamente al loro scopo, devono conformarsi a certi requisiti, la presenza costante nelle varie fasi procedurali dei rappresentanti delle istituzioni (politici e tecnici), la continuità delle fasi in cui l’interlocuzione è ammessa e predisposta e la reiterazione della procedura nel tempo, che impongono di volgere in questo senso l’istituto della “consultazione”, previsto nell’art. 8, comma 3, del t.u.e.l., e fanno considerare poco efficace come strumento partecipativo il referendum, che non può non essere metodo eccezionale e saltuario”.
Ecco, nel quartiere Umbertino si sta appunto facendo tutto il contrario di questo. Si sta cercando di avere l'assenso del quartiere non su un progetto, ma su una scelta già presa, per poi poter dire che la gente è d'accordo. Sono apparse improvvisamente locandine con scritto “Favorevole o Contrario” e sono stati telefonicamente contattati i residenti invitandoli mercoledì e giovedì pomeriggio presso il Laboratorio di quartiere per ascoltare evidentemente solo una campana e esprimere in base a questa un voto circa la dismissione o meno dell’asilo, magari sotto il condizionamento di persone sguinzagliate per strada appositamente allo scopo. Alienazione, è bene ricordarlo, sul quale il sindaco era stato tassativo: “Ma chi ha detto che vogliamo chiudere la scuola? ...abbiamo deciso di alienare solo un piano!”. Sul merito dei molti perché dismettere l’asilo sarebbe un grave errore mi sono già espresso: i 2 milioni infatti che sembrerebbero cadere dal cielo non ricadrebbero minimamente sull’Umbertino, ma servirebbero tutti per la trasformazione dell’asilo in ostello. Il resto, ossia i 2 milioni e trecento che andrebbero a integrare l’operazione, sono invece soldi dei cittadini e devono essere spesi per la manutenzione del quartiere, ma non perché lo concede l'assessore Piaggi se gli permettiamo l’alienazione della scuola, ma unicamente perché le tasse le paghiamo proprio per questo.
Al quartiere non servono fantomatiche piazzette pedonali su Via Firenze e altre stramberie nate dalla penna di qualche dirigente e funzionario di palazzo. E l'assessore lo saprebbe, se solo avesse interpellato le persone in un percorso davvero partecipativo. La cosa estremamente sconfortante è che per il quartiere Umbertino l'assessore Piaggi sta portando la nuova giunta ad attuare la ricetta che aveva scritto l'amministrazione Federici. Alla faccia della discontinuità!
Massimo Baldino Caratozzolo
(Per la nostra città con Giulio Guerri)