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Ritardi nel garantire il voto ai fuori sede alle Europee: intervista all’Europarlamentare Brando Benifei In evidenza

Brando Benifei (PD): "Il diritto di voto ai fuori sede permette il rispetto del diritto costituzionale di poter determinare chi rappresenterà l'Italia nel parlamento europeo. Il Governo deve procedere".

Sulla questione del voto alle europee dei fuori sede, il Ministro dell’Interno Piantedosi, durante il question time alla Camera, ha sottolineato che il Governo intende agire il prima possibile. “Tenuto conto che le elezioni europee si svolgeranno l’8 e 9 giugno prossimi e che il 20 aprile è il termine ultimo per l’emanazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali, i tempi sono oggettivamente molto ristretti”.

Nella stessa giornata, davanti al Senato, è partita l’azione per garantire il voto ai fuorisede, promossa da alcune associazioni. Lo scopo è portare i senatori ad approvare al più presto la legge delega al Governo sul voto a distanza, che era già stata approvata dalla Camera nel mese di luglio.

“Il nostro obiettivo è quello di sbloccare l’iter legislativo entro il 15 febbraio, perché dopo questa data, non sarà più possibile, dal punto di vista dei tempi tecnici, approvare la norma in tempo per le elezioni europee” hanno detto le Associazioni promotrici.

Sono quasi 5 milioni gli elettori che vivono fuori dal proprio comune di residenza, per motivi di studio o di lavoro, costretti a rientrare a casa per esprimere la propria preferenza. Attualmente, non esiste una possibilità che permetta il voto a distanza, ma soltanto rimborsi minimi delle spese sul costo del viaggio.

Sulla questione del voto ai fuori sede, la Redazione di Gazzetta della Spezia ha sentito l’Eurodeputato Brando Benifei.

Onorevole Benifei, cosa ne pensa del voto ai fuori sede?

Credo che il diritto di voto ai fuori sede permetta il pieno rispetto del diritto costituzionale di poter partecipare alla vita politica del proprio Paese, in questo caso, rispetto alla determinazione di chi dovrà andare a rappresentare l'Italia nel parlamento europeo. E’ qualcosa di doveroso e credo sia una vergogna che il nostro Paese ancora non sia ancora riuscito a dotarsi di questa possibilità, nell'alternarsi delle varie forze politiche al governo, e lo dico anche in chiave autocritica rispetto alle forze che rappresento-

Quale impatto potrebbe avere consentire ai cittadini fuori sede di votare alle elezioni europee?

Credo che questa possibilità darebbe modo a giovani e meno giovani, studenti e lavoratori, che per vari motivi di vita non possono essere nel loro luogo di residenza, di poter esprimere il proprio voto, esercitando un diritto, facendo sentire anche questi cittadini di aver partecipato alla scelta del futuro dell’Europa. Le europee sono le elezioni dove mediamente c'è una partecipazione leggermente inferiore, in alcuni paesi anche significativamente più bassa, rispetto a quelle nazionali. Essendo questa la situazione, dovremmo fare in modo di attivarsi per permettere a più persone possibili di votare.

Perché questi ritardi nell’iter di approvazione della proposta di legge?

Il Partito Democratico è sempre stato a favore di questa normativa, anche per le elezioni nazionali. Purtroppo si è trovato, sia all’opposizione, sia quando aveva un ruolo nelle maggioranze di Governo, a non avere sostegno in merito dalle forze alleate e quindi non ha mai avuto la maggioranza sufficiente nel Parlamento Italiano per procedere nonostante la nostra posizione favorevole. Quindi fra ritardi ed errori, non si è riusciti ad approvare questa norma. Nel caso del voto per le elezioni europee, oggi l’onere è in capo al Governo attuale, che ha una maggioranza solida, e che dovrebbe procedere. Se invece ritarda ancora senza un motivo, credo che debba rendere conto al Paese e spiegare perché ha paura del voto dei fuori sede.

Con quale modalità si potrebbe garantire ai fuori sede il diritto al voto?

Il voto ai fuori sede può essere garantito in vari modi: ad esempio il voto postale o quello anticipato in una giornata diversa rispetto a quella prevista per le elezioni. Il cosiddetto voto anticipato presidiato è la metodica a cui si ricorre maggiormente anche in altre parti del mondo: è un metodo già sperimentato e anche quello previsto dalla proposta di legge principale. Serve che il governo proceda: certamente si possono valutare anche altre soluzioni, ma l'importante sarà garantire questo diritto.

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